Nessuno è un’isola: l’importanza dei rapporti umani
Dietro alle belle parole dei proverbi, c’è quasi sempre una verità dimostrabile. E dietro a tutte le belle teorie etiche sui rapporti umani e le filosofiche orientali che ci vogliono tutti uniti come onde tra le onde di uno stesso mare, c’è in effetti la scienza a confermarle.
In questo articolo vedremo il perché i rapporti umani non sono solo importanti per la vita del singolo, ma come siano essi stessi il collante dell’esistenza. Come se se nessuno fosse a se stante senza di essi. Come se l’interrelazione dei rapporti umani sia proprio la matassa da cui si srotolano le singole vite, che rimangono sempre unite allo stesso filo.
Esiste un solo vero lusso, ed è quello dei rapporti umani.
Antoine de Saint-Exupéry
Teoria polivagale e rapporti umani
La teoria polivagale è la più recente teoria sul sistema nervoso autonomo e sul modo in cui rispondiamo a ciò che percepiamo come minaccia. Il suo ideatore, Stephen Porges, ha scoperto l’importanza del sentirsi al sicuro nell’ambiente e nelle relazioni non solo per rendere al meglio nelle relazioni, ma anche per essere la versione migliori di noi stessi sul piano biologico, emotivo e funzionale.
“Siamo mammiferi e il nostro funzionamento nel mondo è in gran parte basato sul modo in cui i nostri sistemi biologici rispondono alla sicurezza o minacciosità dell’ambiente.” leggiamo in questo articolo proprio sulla teoria polivagale di una fantastica associazione – ti consiglio di darle un occhio soprattutto se lavori nell’ambito educativo.
Il sistema nervoso autonomo non solo governa il 90% dei processi fisiologici del nostro organismo, ma è centrale nel tenerci al sicuro. Lui sceglie cosa fare quando percepiamo qualcosa di minaccioso. E lo fa in base alle sue diramazioni – il sistema nervoso simpatico e parasimpatico.
Fondamentalmente, quando ci sentiamo al sicuro attiviamo il parasimpatico, in caso contrario il simpatico. Ma questo si sapeva già.
Porges ha scoperto una cosa molto interessante: ciò che captiamo, del tutto inconsciamente come fossimo dei radar, attiva in automatico il sistema nervoso per farci sentire più o meno al sicuro. Questo monitoraggio fa attivare di conseguenza tutta quella serie di produzioni di sostanze nel corpo che ci fanno attaccare o scappare in caso di pericolo. E questo, ripeto, avviene sotto la soglia della coscienza. Si chiama neurocezione.
E cosa c’entra coi rapporti umani?
Porges ha scoperto che la parte del sistema nervoso filogeneticamente più evoluta, correlata al nervo vago ventrale, è quella coinvolta nel social engagement, ovvero nei rapporti umani-sociali. È una parte del sistema parasimpatico ed è la più evoluta – l’altra la condividiamo coi rettili e la attiviamo nella morte apparente.
La morte apparente, attivata dal nervo vago dorsale, è una strategia di difesa più pericolosa rispetto alle altre messe in atto dalla diramazione simpatica (l’attacco o la fuga), anche se a volte più efficace. Da essa è infatti più lento e difficile uscirne, ovvero tornare ad un’attivazione normale del sistema nervoso. Questo è dovuto al fatto che questa via del SN è meno evoluta e non mielinizzata: per questo è più difficoltoso risalire alla neutralità del sistema nervoso. Come se il nostro organismo dovesse fare più strada e avesse meno forza (mielina) per farlo.
La via neurologica del vago ventrale è qualcosa di esclusivo dei soli mammiferi, ed è ciò che in qualche modo ci guida nei nostri rapporti con gli altri. In altre parole: quando ci sentiamo sicuri attiviamo questa parte del SN che non produce sostanze che, se prolungate, diventano nocive per il nostro benessere e che annebbiano le capacità cerebrali (l’organismo in stato di minaccia veicola le energie ai centri motori e non al cervello). Ma viceversa, quando siamo in stato di attivazione ottimale, instauriamo relazioni migliori proprio perché ragioniamo, e di conseguenza agiamo, in modo più efficace.
Per aiutare tutti ad attivare meglio la parte del sistema nervoso che ci rende la parte migliori di noi stessi, abbiamo organizzato il 14 aprile il seminario “Teoria Polivagale e yoga” in collaborazione con il poliambulatorio PuntoAlfa di Rivarolo Mantovano. Se non riesci a venire, puoi seguirci anche su zoom o scriverci per avere la registrazione.
Campi elettromagnetici e rapporti umani
Come a dire che nessuno è davvero se stesso indipendentemente dal contesto, perché ciò che ci scorre nel sangue e che ci fa agire e pensare dipende dagli input che la nostra macchina biologica capta. E, come abbiamo visto sopra, lo fa ancor prima che nostra consapevolezza possa rendersene conto, quando si è allenata a farlo (interocezione). Come se a comunicare fosse qualcos’altro, qualcosa di pre-verbale, di magnetico. In effetti è proprio così. Comunichiamo tramite i nostri campi elettromagnetici, molto di più che con le parole.
Quando abbiamo a che fare con gli altri, non solo “causiamo” reazioni positive o negative nel loro stato d’animo (e nella loro fisiologia), ma emettiamo sostanze anche dentro di noi. E questo non avviene solo nei momenti di grandi emozioni, ma anche solo stando vicino a qualcuno, proprio perché quello che abbiamo dentro si espande attorno a noi e viene trasmesso agli altri elettromagneticamente.
Ad esempio, quando ci arrabbiamo con qualcuno, produciamo dentro di noi (non solo nell’altro) sostanze nocive per il nostro benessere psico-fisico. Quando invece proviamo emozioni “positive” facciamo il contrario.
Provando emozioni “positive” che includono anche altri (amore, gratitudine, apprezzamento, cura…) facciamo ancora di più! Non solo produciamo più ossitocina di quando proviamo gioia per noi, ma aumentiamo anche la capacità rigenerativa del nostro cervello. Stimoliamo infatti anche il neurotrasmettitore BDNF, il fattore neurotrofico cerebrale, conosciuto anche come il fertilizzante del cervello. questo neurotrasmettitore aumenta la plasticità cerebrale e la rigenerazione neuronale.
Sintonizzazione affettiva e coerenza cardiaca
Lo psicanalista Daniel Stern aveva già parlato di qualcosa di simile. Quando il sistema di una persona è in stato di quiete (e ha quindi attivato il vago ventrale) riesce a co-regolare il sistema nervoso di chi gli sta vicino. Come fosse un diapason. È quello che succede nella diade, l’unione simbiotica tra bimbo e caregiver nei primi anni di vita.
L’HeartMath Institute in California ha confermato che i campi elettromagnetici delle persone in stato di coerenza cardiaca, contagiano positivamente lo stato incoerente degli altri. Come spiego in questo breve video, lo stato di coerenza cardiaca è uno stato fisiologico ottimale dove le due parti del SN vengono attivate e disattivate in maniera sincrona. Questo si traduce in input elettrici che dal cuore si propagano al cervello in maniera coerente e periodica. Come una frequenza in cui i picchi delle onde sono di ugual durata. Quest’onda sinusoidale armonizza tutti sistemi corporei (compresa la mente) come si fa con gli strumenti di una stessa orchestra.
Questo messaggio periodico e coerente sintonizza sullo stesso ritmo tutti i sistemi del corpo e della mente. E questo stato vibrazionale interiore si concretizza nella versione migliore di noi stessi. Parliamo, pensiamo, sentiamo, agiamo in modo armonico, lucido, empatico, senza arrabbiarci, senza prendere nulla sul personale e trasmettendo questa pace all’ambiente circostante.
Ma cosa succede se non c’è nessun sistema nervoso attorno a noi? Cosa succederebbe se, nonostante il nutrimento materiale, un individuo non avesse nutrimento emotivo dato da un altro sistema nervoso?
L’esperimento di Harlow insegna: si muore di più per mancanza di amore che di cibo.
Siamo allora letteralmente essere sociali, non esistiamo senza gli altri, senza le relazioni e i rapporti che instauriamo. Siamo davvero tutti parti dello stesso mandala e, senza le altre parti, non esisteremmo.
Siamo perle di una stessa collana
Si dice che nel cielo di Indra esista una rete di perle disposta in modo tale che, osservandone una, si vedono tutte le altre riflesse in essa. Nello stesso modo, ogni oggetto nel mondo non è semplicemente se stesso ma contiene ogni altro oggetto e, in effetti, è ogni altra cosa.
Sutra del Diamante della Prajnaparamita
Per ristabilire un legame profondo con gli altri è essenziale trascendere i confini del materiale e sintonizzarsi su frequenze diverse, un processo che si verifica anche durante la meditazione. In stato meditativo emergono aspetti del nostro essere che trascendono il materiale, ma che, in un’apparente paradosso, si manifestano e si vivono attraverso di esso. Per approfondire come fare meditazione e capire il perché è davvero utile meditare, leggi questo nostro articolo.
Meditando scopriamo un aspetto del nostro essere che trascende la sfera materiale; un aspetto che si manifesta e si percepisce, paradossalmente, proprio attraverso la materialità. È simile al comportamento dell’elettrone che, in un dualismo affascinante, è contemporaneamente particella e onda. E cosa influenza questa doppia natura? L’osservatore stesso. Una realtà a dir poco stupefacente.
Senza l’occhio dell’osservatore l’elettrone rimarrebbe indeterminato. Nello spazio e nel tempo.
Cosa saremmo noi senza gli altri? Pura consapevolezza eterna che però solo nell’interdipendenza fa esperienza di sé. Per lo meno almeno in questa fase del grande gioco della vita che gli induisti chiamano Lila.
Immaginate una ragnatela multidimensionale nel primo mattino coperta di gocce di rugiada. E ogni goccia contiene il riflesso di tutte le altre gocce. E, in ogni goccia riflessa, i riflessi di tutte le altre gocce in quel riflesso. E così all’infinito. Questa è la concezione buddista dell’universo in un’immagine.
Alan Watts, studioso di filosofia buddhista