Apri gli occhi al tuo risveglio spirituale
Nel nostro articolo Il risveglio spirituale del guerriero moderno abbiamo parlato delle affinità tra Yoga e Alchimia: entrambi processi che ci portano ad aprire gli occhi e a capire che la vita che viviamo non è poi cosi diversa dallo stato di sonno.
Il maestro Namkai Norbu Rimpoche nel suo libro Lo Yoga del Sogno e la pratica della Luce Naturale, parla proprio della capacità di rimanere presenti nello stato si sonno proprio perché “attraverso l’esperienza della pratica nello stato del sogno, possiamo acquisire un’acuta comprensione della natura di sogno della vita quotidiana stessa.”
Il vero risveglio non è dunque quello dallo stato di sogno, ma quello dallo stato di veglia.
Tutto è irreale e simile a un’illusione magica o a un sogno
Buddha
Io personalmente ho passato quasi 30 anni della mia vita nell’inconsapevolezza più o meno assoluta. Nonostante anni di terapia per affrontare problemi di crescita più che radicati. E poi un giorno entrai in una fase del tutto psicologica e razionale. Continuavo a sforzarmi di capire i perché e per come dei miei problemi e del mio malessere. ma non mi servì a molto.
Lo yoga e il risveglio spirituale
E poi miracolosamente sono approdata allo yoga, che mi ha fatto varcare la soglia della fase di trasformazione vera e propria. In questa fase ogni emozione, pensiero, ansia diventa una sfida da vincere, una nuova energia da trasformare.
Spesso queste fasi sembrano non aver via d’uscita né una vera e propria evoluzione. Anzi io la sentivo come se si fosse ripiegata su di lei e su di me, per poi tornare indietro e ricatapultarmi nell’ombra di me stessa. Ma non temete. Sono le famose battute d’arresto che ogni buon ricercatore spirituale conosce così bene: momenti in cui non solo l’osservazione degli automatismi e la pratica stessa se ne hai già intrapresa una sembrano bloccarsi di botto e a volte addirittura retrocedere. Ma sono le fasi in cui tutto è apparentemente immobile solo per riprendere a muoversi quando sarà il momento giusto. Quando? E chi lo sa. Occorre aspettare. Come quando semini e aspetti che il sole e la pioggia facciano il loro lavoro. Prima o poi qualcosa dai quei semi qualcosa nascerà.
E anche io, come un alchimista d’altri tempi, non so nemmeno io perché e per come, ho avuto la pazienza di aspettare, di abbandonarmi e di credere ancora un po’ in quella forza vitale. E anche che in quelle battute d’arresto che piano piano non senti più vicine a te. Questo mi ha aiutata a continuare sul cammino del risveglio spirituale.
E poi un giorno, come se niente fosse, come la prima volta che sono riuscita a fare shirshasana (la verticale sulla testa), che fino al giorno prima sembrava una cosa così impossibile, così, di botto, ho smesso di annaspare e affannarmi per sentirmi bene, ritrovandomi, spaesata, a sentirmi e basta. Fu un piccolo shock. Ma di quelli belli.
Oggi so per certo che come ogni mia cellula anche ogni mio modo di essere cambia di continuo in modo impercettibile ma costante; so per certo, so e sento, che avrò altri momenti in cui la spirale tornerà apparentemente indietro pur continuando il suo cammino verso l’alto.
La fase yogico-alchemica che viviamo tutti i giorni è proprio questa: la vita di tutti i giorni. Anche se non hai raggiunto il Samadhi né gli stadi precedenti né tantomeno l’agognata pietra filosofale, puoi sentire di essere più allineato alle leggi della natura di quanto lo fossi un attimo prima.
Come? Semplicemente lasciandole agire, senza farti domande e soprattutto senza cercare risposte. Semplicemente lasciando che sia: perché tutto è possibile, se solo gli si dà la possibilità di farlo…