Il risveglio spirituale attraverso Karma e Dharma
La ricerca di ogni uomo
Cosa cerca ogni essere umano più di ogni altra cosa? Il risveglio spirituale, attraverso Karma e Dharma. Ma non lo sa! E per arrivarci ecco che ci avviamo verso una strada lastricata di sillogismi.
Ogni essere umano ricerca la felicità. La felicità è l’assenza di bisogni. Possiamo raggiungere questa condizione in due modi: o perché abbiamo soddisfatto i nostri bisogni (è una felicità temporanea, subito si risveglierà un bisogno nuovo) o perché non ne abbiamo più, abbiamo raggiunto la pace, la felicità ininterrotta, la beatitudine (Ananda).
Come fa l’uomo a raggiungere questa condizione? Seguendo e realizzando il proprio Dharma. Dharma nella filosofia induista ha il significato di “proprietà, caratteristica” -mentre nel buddhismo significa “dottrina”-. Il Dharma dell’uomo è quello di tendere ad espandersi all’infinito, a espandere la propria coscienza, la propria dimensione spirituale, che è l’unica sua dimensione che può espandersi all’infinito. Infatti la dimensione fisica e quella mentale hanno risorse limitate.
Il risveglio spirituale attraverso il Dharma
Secondo il Tantra, il Dharma si dispiega a diversi livelli in corrispondenza dei diversi chakra, ognuno dei quali ha una propria tendenza. Da Muladhara che tende alla realizzazione dei bisogni più materiali, si sale verso Sahasrara, rivolgendosi sempre più verso la sfera spirituale.
Quando la tendenza ad espandersi all’infinito si canalizza verso la sfera spirituale, l’autorealizzazione diviene Realizzazione Spirituale, Moksha, la liberazione.
Il risveglio spirituale attraverso il Karma
Ma per raggiungere Moksha, la liberazione, nel nostro viaggio verso la realizzazione del dharma, dobbiamo liberarci sei samskara, i semi del Karma. Questo viaggio dura molte vite, non è infatti un viaggio del corpo, ma dello spirito, e attraversa diverse incarnazioni, il ciclo del samsara, morte e rinascita, quello che nella cultura occidentale viene chiamato metempsicosi e che era accettato anche nella nostra cultura fino al II Concilio ecumenico di Costantinopoli del 553 d.C.
Sia Pitagora che, molti secoli dopo, Giordano Bruno hanno sostenuto la teoria della reincarnazione e trasmigrazione delle anime. Addirittura Pitagora testimoniava di aver attraversato più vite, di cui egli era eccezionalmente in grado di ricordarsi; la sua anima aveva peregrinato in piante e animali (e anche per questo era vegetariano e non mangiava fave), oltre che nei corpi di altri esseri umani.
Ma torniamo al Karma di concezione vedica (un buon testo di riferimento può essere questo: Karma e reincarnazione di Pandit Rajmani Tigunait). Il karma non è altro che il bagaglio di samskara che accumuliamo attraverso le nostre azioni. I samskara sono reazioni alle nostre azioni, che si sviluppano nella nostra mente, quindi possono essere anche reazioni potenziali. Si tratta di impressioni che vengono a crearsi a livello profondo e creano legami e condizionamenti. Sono queste impressioni del piano mentale, basate su desiderio e repulsione, che poi indirizzano e condizionano le nostre azioni nel piano fisico.
Nella nostra vita quotidiana, infatti creiamo costantemente. Non a caso il verbo creare e il termine Karma hanno la stessa radice KR. Cosa creiamo? Creiamo pensieri, che diventano sensazioni, che diventano emozioni, che si trasformano in azioni.
Possiamo creare tutto questo secondo un automatismo oppure con consapevolezza. La strada dell’automatismo è Karma; invece ciò che creiamo con consapevolezza, è risveglio e presa di coscienza.
Come bruciare il karma
E se il karma, che può essere di diversi tipi, è dato da condizionamenti, convinzioni, educazione, ambiente, traumi e, secondo la visione dello yoga, dalle esperienze delle vite passate, la strada per bruciarne i semi, samskara, portandoli a maturazione è quella della separazione della mente dal corpo.
Questo succede quando facciamo esperienze molto forti, come shock, coma, stati di incoscienza, o morte -ecco che in tal caso la mente si reincarna in un nuovo corpo per consumare i samskara- oppure attraverso la meditazione.
Quest’ultima è la strada che possiamo decidere di percorrere. Grazie al Pratiyahara, il distacco dei sensi, attuiamo il distacco della mente dal corpo e, successivamente, tenendo un atteggiamento equanime di fronte alle manifestazioni dei samskara durante o dopo la meditazione (sensazioni o stati fisici, contenuti mentali, stati mentali) ecco che possiamo far maturare e bruciare i frutti del samskara.
Allora, se vuoi iniziare a liberarti dei tuoi condizionamenti, per progredire sulla via del tuo dharma e della beatitudine, non hai che da iniziare la tua meditazione. Noi di AmaYogaCura vogliamo aiutarti e condividere con te quello che ha aiutato noi. Se vuoi, puoi trovare il percorso più adatto a te in questa pagina.
Buon cammino!