Impara come calmare la mente nelle piccole e grandi crisi
Per calmare la mente nella vita di tutti i giorni, seguire la via del guerriero potrebbe sembrare paradossale. Ma Arjuna sul campo di battaglia della Baghavad Gita ci insegna che è proprio nella crisi che troviamo la nostra forza più grande. Per scegliere. Sì. Occorre impugnare la spada e scegliere, scegliere quello che occorre fare per star meglio.
E come un guerriero moderno affrontare le sfide e le crisi come momenti di svolta.
“Quello che succede poco prima dell’inizio della battaglia, che nel libro pare durare giorni, rappresenta in realtà quella manciata di minuti in cui spesso, tutti i giorni, e forse più volte al giorno, ci ritroviamo a dover fare i conti con parti di noi stessi che combattono tra di loro: le nostre ombre che scalpitano, le chiamerebbe Jung; le parti “malvagie” che in genere ficchiamo nell’inconscio perché intollerabili; i nostri tentativi di razionalizzare la nostra tendenza a non volerle affrontare, per poterle sublimare in altro.
La morale della storia e della BG, che sicuramente tanti di voi già conoscono, potrebbe sembrare utilitaristica o senza morale: fai quello che devi fare, anche se questo vuol dire uccidere i tuoi cugini. Fai quello che devi fare anche se questo vuol dire uccidere una parte di te che poi rinascerà sotto altra forma, se le permetti di trasformarsi non in nevrosi, ma di sublimarsi positivamente.
Le razionalizzazioni danno un senso laddove emotivamente non si sopporta qualcosa. Ma quando cominciamo a sentirne il rumore di porta che cigola – e se hai questo libro in mano vuole dire che qualche rumorino lo hai sentito anche tu – non tappiamoci le orecchie cercando di continuare coi nostri vecchi schemi. Scardiniamoli!
Questi sono i momenti delle svolte: le crisi, quelle che ti portano a cambiare davvero. Abbracciamole quando arrivano, invece di volerne fuggire. I momenti di caos interiore totale sono necessari per lo sviluppo personale.
Arjuna nel primo capitolo rappresenta questo vacillare delle nostre capacità e delle nostre energie interiori. Ma come?! Proprio lui che aveva combattuto contro il cacciatore Kirata, sotto le cui vesti si celava Shiva il distruttore? Tutti abbiamo momenti in cui vacilliamo ed è allora che dobbiamo riconnetterci alla conoscenza di base, che se però fosse stata rivelata da Krishna nel momento di panico, non solo non sarebbe stata accolta, tanto meno capita, ma probabilmente sarebbe stata in toto rifiutata. Inutile quindi parlare ora dell’influenza della materia sulle nostre facoltà di scelta e d’azione.
Ancor prima di scrutare cosa succede ad Arjuna, Sanjaya riferisce a Dhrtarastra le parole di suo figlio Duryodhana, rancoroso e accecato dall’invidia per l’amore che tutti provano per i benevoli Pandava, al maestro Drona, lui che aveva cresciuto tutti i cugini insieme, allenandoli all’arte della guerra. Duryodhana osserva prima lo schieramento nemico e poi il loro, immenso, e, autoconvincendosi della loro forza, così dichiara:
La nostra forza è immensa e siamo perfettamente protetti dall’anziano Bhisma, mentre la forza dei Pandava, sotto l’attenta cura di Bhima, è limitata.
Bhagavad Gita I.10
Come calmare la mente per vedere le cose da un ‘altra prospettiva
Aparyatam= incommensurabile, sufficiente
Paryaptam=limitata, insufficiente
Quanto puoi vedere dal punto dove sei ora? Quanto è il tuo raggio visivo? E se sali all’ultimo piano di casa? E in cima ad una montagna? Se le tue risorse interiori sono maggiori, il tuo concetto di sufficienza/insufficienza cambia.
Ma come facciamo ad aumentarle le nostre risorse interiori? Semplice: facendo quello che dobbiamo fare. Eh, bella scoperta. In genere quello che dobbiamo fare, ce le prosciuga le energie.
Ma succede lo stesso alla pioggia che cade? Esaurisce le sue forze? Forse se le chiedessimo di bruciare diventerebbe fiacca come spesso ci fiacchiamo noi che cerchiamo di obbligarci a fare cose che non ci competono solo perché la società ci dice che le dobbiamo fare o perché crediamo noi stessi che queste siano quelle giuste per noi.
Ma le ansie non vengono a caso: forse potremmo fare qualcosa di più adatto alla nostra “casta”, intesa come quel qualcosa che ci caratterizza e non come un’etichetta discriminante. Forse potremmo tornare a sentire cosa ci permette di contribuire al flusso vitale dell’universo per quello che sappiamo fare davvero riconoscendo che ognuno è speciale per quello che è e che non deve mai, MAI, fare confronti con i “doveri” o le essenze degli altri.
Meglio fare male il proprio dharma che cercare di seguire quello di qualcun altro (III.3, XVIII.47): certo, se non guardavo le mie amiche neo mamme, e quelle ormai mamme collaudate, non sentivo lo sfriso al cuore che così spesso mi prendeva, ed anzi vedevo bene quello che già stavo facendo, insegnando yoga in ambito clinico o cercando di portare amore anche laddove c’era sempre stata solo rabbia e cercando ogni giorno di migliorare me stessa trovando nuove maschere di me da far cadere.
Che sollievo… “
Tratto da “Il guerriero della mente”
Continua…