Relazioni karmiche
Di karma e relazioni karmiche si sente così spesso parlare che abbiamo deciso di parlarne anche noi! Sempre con il nostro taglio filosofico-scientifico e sempre con l’intento di andare a trovare una possibile soluzione a qualcosa che ci causa disagio.
Anzitutto, prima di entrare nel vivo dei relazioni karmiche, vorremmo chiarire in breve e in modo comprensibile per tutti cos’è il karma: dalla radice sanscrita -kr (fare) il karma è tutto ciò che noi facciamo in base a come siamo equipaggiati in questa vita. E che cosa forma il nostro equipaggiamento? Tutto ciò che abbiamo esperito nel passato e che si deposita nello zaino delle nostre esperienze, con il quale affrontiamo le successive. Il karma costituisce la nostra storia, la nostra individualità, il nostro senso dell’io basato su queste passate esperienze e che si incastra con le storie, le individualità e il senso dell’io degli altri, basato a loro volta sulle loro passate esperienze.
Ma che vuol dire? Ogni esperienza che facciamo lascia un’impronta dentro di noi, come spiego in questo breve video, e ogni impronta determina le nostre azioni future. Cervello (e corpo) saranno determinati ad agire in base a quelle “impronte”. In sanscrito si parla di samskara, in neuroscienze si parla di schemi neurali, ovvero dei neuroni (le cellule cerebrali – ma non solo*) e di schemi neurofisiologici: ogni schema nel cervello si riflette in schemi comportamentali e fisiologici, ormonali e chimici nel corpo.
L’insieme di queste impronte è il nostro karma che si incastra, come in un ingranaggio, con il karma degli altri. Se continuiamo ad agire in modo inconsapevole facendoci guidare come dei burattini dai nostri automatismi mentali e comportamentali, continueremo a reagire spinti dalle emozioni collegate alle esperienze passate. Il nostro karma porterà con sé situazioni che confermeranno i vecchi modi di sentire ed essere, attirando persone e situazioni che si incastreranno alla perfezione a questi schemi.
Siamo tutti connessi in una rete di interazioni per cui nessuno esiste senza gli altri
Succede anche a livello del sistema nervoso: il nostro sistema nervoso crea un campo elettromagnetico che può sintonizzarsi o meno con le frequenze di quello degli altri. Per questo nessuno è davvero un individuo a se stante sconnesso dagli altri (esattamente come spiega la fisica contemporanea: ogni cosa esiste in relazione al resto) perché quello che siamo portati a sentire o ad agire dipende da come gli automatismi mentali e comportamentali degli altri si incastrano coi nostri.
In psicologia il fatto che i sistemi nervosi si influenzino a vicenda si chiama sintonizzazione affettiva. In fisica questo aspetto si concretizza nei campi elettromagnetici che si intersecano entrando più o meno in risonanza. Ed è quello che capita anche quando si entra in stato di coerenza cardiaca, quello stato in cui cuore e cervello si sincronizzano creando impulsi regolari e coerenti che si trasmettono dentro e fuori di noi. Questo stato armonico influenza sia la nostra neurofisiologia che le nostre relazioni: trasmettiamo all’esterno ciò che abbiamo dentro, inviamo segnali come fossimo delle radio che emettono frequenze che agiscono sui campi degli altri.
Da qui il fraintendimento occidentale: il karma come causa dei nostri mali perché abbiamo agito male nei confronti degli altri. Come se karma implicasse colpa, come se da lui (e quindi da noi) dipendesse la nostra infelicità attuale perché le nostre azioni hanno avuto le conseguenze che ora ci portano a questo stato di cose. O come se, in una visione più semplicistica, quello che facciamo ci tornasse indietro nella pura materialità degli eventi concreti.
Occhio per occhio, dente per dente.
Exod., II, 21, 23
Che è anche un po’ vero, ma il discorso è più sottile come stiamo vedendo. Anche perché la proverbiale frase dell’apostolo Matteo prosegue così: “ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”.
Se dunque è vero che il nostro karma si intreccia inevitabilmente con quello degli altri in un puzzle di interazioni, “l’idea del karma non significa vivere oppressi dalla colpa e con l’incertezza di non conoscere le cause passate della propria infelicità, ma al contrario significa avere fiducia che il destino è nelle nostre mani e che abbiamo il potere di trasformarlo al meglio in ogni momento“. Lo spiegano i buddisti dell’Istituto Italiano Buddista Soka Gakkai in questo articolo.
Sempre nello stesso articolo leggiamo che karma “indica il funzionamento universale di un principio di causalità simile a quello di cui parla la scienza, secondo cui ogni cosa nell’universo esiste all’interno di uno schema di causa ed effetto: ‘per ogni azione, c’è una reazione uguale e contraria’. La differenza tra la causalità delle scienze naturali e il principio buddista del karma è che quest’ultimo non si limita alle cose che possono essere viste o misurate: esso si riferisce anche gli aspetti invisibili o spirituali della vita, alle sensazioni o alle esperienze di felicità o miseria, gentilezza o crudeltà.”
Come riconoscere i legami karmici
In quest’ottica filosofico-scientifica ove ogni cosa, situazione, persona esiste solo in connessione con le altre, ogni ralazione è karmica! Nel senso che ogni interazione con gli altri dipende dai rispettivi zaini che ognuno porta sulle spalle. Certo è che, come credo ognuno di no sa, certe relazioni sono più “karmiche” di altre.
Parlo di quei legami, karmici appunto, che fanno uscire allo scoperto il nostro di karma, ovvero ciò che portiamo nel nostro zaino, i nostri automatismi, le nostre impronte, le nostre ferite. Sono quelle relazioni, spesso dolorose, che però ci permettono di scoprirli questi nostri automatismi, questi nostri modi di essere dettati dalle nostre impronte del passato. E che ci permettono anche di sanare le ferite che, spesso, queste impronte lasciano in noi. Per diventare davvero la versione migliore di noi stessi, occorre scoprire questo vaso di Pandora e affrontarne il contenuto. Anche e soprattutto grazie a queste relazioni complicate.
Le relazioni karmiche sono allora quegli “incontri che, come specchi, ci incoraggiano a scoprire il nostro vero volto“. Il karma delle relazioni non è mai una punizione, anche se a qualcuno sembra di essere perseguitati. Il karma nelle relazioni è sempre risolutivo: noi incontriamo (o ri-incontriamo) qualcuno al fine di creare armonia, equilibrio, bilanciamento e guarigione.
Segnali di legami karmici
Sempre nell’articolo su citato troviamo degli indicatori per capire se abbiamo a che fare con relazioni karmiche:
- L’incontro con un legame karmico è accompagnato da forti sensazioni di affinità, unione, familiarità, riconoscimento e deja vu: un sorriso, uno sguardo, un volto possono essere indizi di una connessione profonda che trascende lo spazio e il tempo;
- Finché il karma non viene compreso, sciolto e risolto, il legame è segnato da dolore, difficoltà, complicazioni, incapacità di stare bene insieme e resistenze a cooperare creativamente;
- Il confronto con l’altro ci porta ad analizzare le nostre ferite interiori e le lezioni animiche che abbiamo bisogno di apprendere e applicare.
Non essendo il nostro campo, ma sapendo quanto possa interessarvi, vi segnalo altri indizi in questo altro articolo su Cosmopolitan, al paragrafo “Come riconoscere le relazioni karmiche?”
Invece in questo fantastico articolo su Il Giardino dei libri “scoprirai che all’interno dei rapporti d’amore è racchiuso un immenso potenziale per una crescita interiore intensa e trasformativa. Attraverso i momenti di pace e di dolore che contraddistinguono ogni relazione è possibile acquisire una rinnovata consapevolezza e, dunque, la libertà di scegliere e di agire“.
E tutto questo ci aiuterà a trovare il nostro vero sé, la nostra essenza, quella scintilla di vita che ci permette di essere davvero noi stessi e di seguire il nostro dharma, cioè la nostra vera “missione” di vita. Ognuno ne ha una, proprio come in un gioco ognuno ha il suo ruolo. Proprio come la pioggia che irriga i campi, la terra che ci dà ciò di cui nutrirci, l’aria che ci dà l’ossigeno e il fuoco che ci scalda. Ognuno ha il suo dharma, il suo ruolo, la sua potenzialità che contribuisce al benessere del tutto. E anche al proprio. Solo seguendolo possiamo davvero prosperare. E solo seguendolo siamo davvero liberi dal nostro karma (dal nostro passato). Abbiamo parlato di Karma e Dharma in questo incontro yogico.
Psicologia e relazioni karmiche
Anche in psicologia si accetta ormai l’idea che qualcosa arrivi dalle vite precedenti, non solo sotto forma di DNA, ma anche di trauma transgenerazionale o di karma appunto. Le relazioni karmiche sono allora relazioni irrisolte di vite precedenti che si ripetono in quella attuale perché non abbiamo ancora imparato qualcosa. E ci fanno da specchio.
“Una relazione karmica serve essenzialmente da specchio”
Anjhula Mya Singh Bais, psicologa e specialista in traumi.
“Uno specchio che può riflettere una tua attitudine […] che ripeti senza accorgertene e che ti fa vivere lo stesso problema, che la relazione intende farti vedere“. E se ne parlano addirittura su Cosmopolitan sarà vero no?!
Le relazioni karmiche “riflettono una connessione dell’anima da vite passate con la consapevolezza che ci sono ancora delle situazioni in sospeso che devono accadere in questa estistenza”, dice l’esperta di relazioni Samora Suber su Cosmo US.
Non è quindi questione di essere sfortunati o di non avere alcuna possibilità di trovare la persona davvero giusta per noi. La verità è che anche queste relazioni dolorose sono una tappa imprescindibile per la nostra crescita e per la nostra evoluzione. Sia che si parli di questa vita o, se ci si crede, delle future (e delle passate!).
Gli insegnamenti delle relazioni karmiche nella meditazione
Ovviamente non esiste un messaggio unico da tutte le relazioni karmiche. Ognuno di noi potrà e dovrà trarre il suo personale insegnamento per procedere in questo gioco che è la vita. Lila, lo chiamano gli induisti. Il gioco della vita. E se la si guarda da questa prospettiva, anche la relazione più incasinata e sofferente può forse sembrarlo un po’ meno.
- Cosa questa sofferenza mi fa vedere di me?
- Cosa riporta a galla del mio passato, delle mie impronte?
- E se non voglio andare troppo in là nelle vite passate: a cosa mi riporta della mia infanzia? E non per dare la colpa per forza ai nostri genitori! Ma anche e proprio per liberarci da questo fardello della famiglia che ci ha rovinato la vita.
- Come possiamo imparare la lezione? Quale lezione dobbiamo imparare?
Sono tutte domande che possono avere una risposta nella meditazione. Sì. Meditare ci aiuta a risolvere le relazioni karmiche perchè ci aiuta a vedere e ad affrontare il nostro karma. Ci aiuta ad entrare a contatto con quelle parti così delicate di noi che spesso non vogliamo o non sappiamo vedere.
Come fare a meditare?
Se non sai come fare a meditare, leggi questo nostro articolo creato proprio per aiutarti a capire che non è così difficile. Occorre solo costanza! Anche solo pochi minuti al giorno!!
Meditare ci aiuta a “bruciare il nostro karma” che si concretizza nelle nostre relazioni karmiche. Ci aiuta cioè a non farci più guidare dai nostri automatismi del passato. A non farci cioè più re-agire in base a quanto abbiamo già esperito – e che si è sedimentato come nostro modo di essere (e sentire).
Possiamo letteralmente trasformare questi modi di essere e di sentire, possiamo ri-plasmare i nostri meccanismi mentali e comportamentali, la neuroplasticità scientifica lo conferma. Il cervello è capace di ricreare nuove reti neurali e lo fa ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo. Possiamo farlo anche grazie alla meditazione e alla respirazione. Non basta volerlo fare e capirlo a livello razionale. Occorre agire sulla nostra fisiologia e su ciò che determina questo schemi. Siamo un complesso psicosomatico ove corpo e mente, materia ed energia non sono separati.
Se vuoi iniziare a capire come funzionano i tuoi meccanismi e cominciare a cambiarli nel concreto, dai un occhio al corso Osservati. È il primo step del percorso Risvegliati creato apposta per questo. Sono le pratiche e gli esercizi che hanno aiutato noi ad uscire dall’impantanamento della vita. E che hanno già aiutato tante altre persone a farlo insieme a noi.
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*Sono stati scoperte cellule neuronali anche nel cuore.