Tutto è possibile: ecco il “mantra” per prendersi davvero cura di sé
Per prendersi cura di sé, occorre riuscire a trovare uno stato di benessere incondizionato, di bellezza e di pace interiore, sempre. Non solo nei momenti felici ma anche in quelli cupi, ci renderebbe simili a un fiore di loto, armonioso nonostante il pantano su cui galleggia.
Che la nostra vita sia come quella del loto, a proprio agio in acque torbide.
Ezra Bayda, Star bene in acque torbide
Questo il fine dello yoga: stare bene in qualsiasi situazione, liberandoci dai condizionamenti della mente che ci impediscono di stare nel qui e ora. Nel “qualsiasi cosa capiti” io non perdo il mio centro. Sembra una cosa impossibile. Ma “È impossibile solo se pensi che lo sia”, diceva il cappellaio matto ad Alice nel paese delle meraviglie.
Lo yoga, come il buddismo, l’induismo e la maggior parte delle correnti spirituali che noi conosciamo, mirano a questo: la ricerca della felicità raggiunta con la liberazione dalla sofferenza. Erano e sono la cura migliore per imparare a prendersi cura di sé, liberandoci da ansia e stress.
Ed è possibile ritrovarla in se stessi, proprio grazie ai processi di trasformazione interiore che che lo yoga “prescrive”, non solo nel corpo ma anche nella mente e nelle parole.
Un cammino non certo facile ma che può condurre alle vette più alte.
È davvero possibile liberarsi da ciò che ci condiziona e che determina ciò che siamo? È davvero possibile non farci più influenzare dalla fotografia di noi stessi scattata anni fa e che ci guida nelle nostre prese di posizione attuali?
I dubbi non servono che ad alimentare il nostro vecchio modus operandi.
Ricordiamoci che “I dubbi mettono limiti su quanto permettiamo a noi stessi di abbracciare la vita”, come dice Deepack Chopra.
In particolar modo, continuare ad alimentare dubbi e preoccupazioni ci preclude una gran fetta della torta.
Perché? Perché i dubbi dipendono da quanto abbiamo già sperimentato (o che qualcun altro ha già sperimentato) e che temiamo possa ripetersi o accadere anche a noi.
Ma se non avessimo in mente tutto ciò che la preoccupazione ci spinge a credere?
Ci apriremmo a nuove possibilità che i nostri condizionamenti non ammettono, proprio perché ci chiudono gli occhi invece che aprirci la visuale.
Ed è proprio questo il punto: credere talmente ciecamente in ciò che ci è familiare da persuaderci che l’ignoto sia impossibile solo perché ci fa paura. Così tanta paura, che non ci avviciniamo nemmeno a sfiorar l’idea di poter andare oltre, oltre al noto per sfidare l’ignoto. E per ricercare la felicità che ci sta dietro. Dietro al conosciuto. Cioè al condizionato.
Neuroscienze e yoga: il mix vincente per prendersi cura di sé
Questo eterno e immane percorso di lavoro su di sé in vista di una rinascita interiore ha vari step da un punto di vista filosofico-alchemico, ma anche alla luce delle nuove frontiere scientifiche. Due concezioni di vita apparentemente opposte, quella scientifica occidentale e quella mistica orientale, ma che tali sono solo per le strade che intraprendono nell’arrivare al medesimo obiettivo: tutto è Uno, tutto è collegato. I vari modi che si danno e si davano un tempo per arrivare a trovare se stessi sono solo diverse facce della stessa medaglia.
Questo si riflette nell’idea che esista un campo di possibilità più vasto di quelle che noi stessi continuiamo a sperimentare e a sentire.
“Alcune volte cerco di pensare a 6 cose impossibili prima di fare colazione” dice Alice al Cappellaio matto nel Paese delle meraviglie .
Lewis Carroll, l’autore del libro da cui è tratto il film, era, guarda caso anche un matematico.
Le cose sono impossibili, perché noi le crediamo tali.
Esiste, e la fisica quantistica lo conferma, un campo dove ogni possibilità esiste in potenza: se noi ci focalizziamo solo sulle possibilità negative è impossibile sintonizzarci su realtà che manifestino positività .
Fantascienza? No, fisica.
“Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà”
“Se vogliamo trovare un significato alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita, l’amore è l’unica e l’ultima risposta”.
Einstein
Possiamo arrivare a conoscerci davvero e a comprendere davvero cosa sia l’amore che tutti ci lega! Possiamo arrivare a perderci in questo amore e nel campo delle infinite possibilità. E lo yoga ci aiuta! Ci apre la porta del nostro percorso di crescita personale che nonostante le difficoltà, sfocerà nella luce. questo insegna a tutti come prendersi cura di sé per poter vivere meglio anche con gli altri.
Conosco quel Supremo Essere, rifulgente come il Sole, che splende sull’altra riva, oltre l’oscurità.
Shvetashvatara-upanishad, 3.8
Tutto è amore e tutto è possibile
Lo yoga in tutte le sue sfaccettature, è un modo di vivere e di percepire le cose, la realtà e se stessi.
Grazie alla meditazione, agli asana, agli allineamenti di corpo e mente, alle pratiche di yama e niyama con cui ci prendiamo cura di noi stessi e degli altri, le energie del nostro microcosmo si allineano con quelle dell’universo. Ai più potrebbero sembrare discorsi esoterici o di spicciola new age, ma se presi seriamente e senza la superficialità con cui spesso si pratica yoga oggi, non lo sono affatto.
Anche se non viviamo in India o in Oriente dove questa visione della vita è radicata nella cultura quanto per noi lo sono le Nike, non è vero che non possiamo praticare yoga con lo stesso fine. Abbiamo solo strumenti e contesti diversi per applicarlo a noi e a ciò che ci sta intorno. Il dharma dell’uomo (il suo scopo) è l’espansione di sé ovunque si viva. Le impronte che il nostro background lascia su di noi sono le armi e al tempo stesso gli ostacoli che ci permettono di procedere e retrocedere in questo gioco eternamente a spirale che è la vita.
Lo yoga è un modo per arrivare a capire noi stessi e andare sempre un po’ più in là, trasformando i nostri ostacoli interiori in energie positive che ci facciano vivere meglio.
Tutto è possibile, anche e soprattutto liberarsi dalle sofferenze che la vita ci procura.
“Ognuno può e deve fare del materiale vivente della sua personalità, non importa se marmo, argilla o oro, un oggetto di bellezza, in cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé transpersonale. “
Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi
Baba Nam Kevalam.